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OBBLIGO FORMAZIONE: OCCASIONE O ULTERIORE BALZELLO?

La corretta imposizione di formazione obbligatoria è stata imposta ai professionisti, con curiosa tempestività, nel periodo di maggior crisi economica. Gli ordini professionali, unici detentori dell'organizzazione dei corsi e dell’accreditamento, si ritrovano a gestire migliaia di ore formative e faticano non poco, soprattutto nelle grandi città, ad assicurare crediti formativi a tutti. Professionisti in balia della formazione che, per come è strutturata oggi, almeno in parte, non potranno esercitare più la professione se non riusciranno ad accumulare i crediti necessari. INARSIND Roma chiede alle istituzioni tutte, al Cni ed al Cna, agli ordini competenti una profonda ed attenta riflessione sul tema. (Ing. Massimiliano Rossetti-Presidente InarSind Roma).


"L’obbligo di formazione continua era in vigore da tempo per molte delle altre professioni. Era inevitabile che arrivasse anche per ingegneri ed architetti. A dire il vero, gran parte di questi professionisti, l’aggiornamento professionale lo hanno sempre fatto, e con continuità. Fa però discutere il momento in cui l’obbligo è arrivato, nel momento più difficile della crisi del settore, la più acuta che si sia mai registrata. E le modalità di svolgimento. In questo periodo, che vede architetti e ingegneri, specie i più giovani, affannarsi per strappare un minuscolo pezzettino di carne da un osso, già interamente spolpato, attorno al quale si azzannano furiosi, professionisti sempre più affamati e disperati, l’obbligo di formazione viene spesso vista come un ulteriore elemento di aggravamento della crisi. Dovendo infatti concentrare tutti gli sforzi nella spasmodica ricerca di un lavoro che non c’è, trovare tempo a dare la caccia all’araba fenice dei “crediti formativi”, appare a molti un rigirare il coltello nella piaga. Molto da dire ci sarebbe, poi, sulle modalità di questa formazione obbligatoria. Per primo non si intravede la ragione perché le norme siano diverse per gli architetti da quelle per gli ingegneri. Discutibili appaiono inoltre i criteri , incredibilmente restrittivi, posti per essere accreditati presso i Consigli Nazionali come soggetti adatti a fornire formazione. Tradizionalmente sono stati da sempre dispensatori di aggiornamento professionale di livello, oltre agli Ordini, le Associazioni Culturali esistenti per le varie specializzazioni della architettura e dell’ingegneria. E le varie associazioni di Categoria. Ma nessuna di queste possiede i requisiti, invero “lunari”, imposti dai consigli nazionali, come ad esempio, possedere aule attrezzate con decine di postazioni di computer, oppure avere più della metà del proprio fatturato dedicato alla formazione.
Con un tratto di penna, Associazioni Culturali e Associazioni di Categoria, con decine di anni di storia gloriosa (ed alcune con centinaia di anni di storia, che hanno preceduto perfino la creazione degli Ordini professionali), sono state escluse da questa importante rivoluzione copernicana. Le norme prevedono che possano essere riconosciuto crediti formativi anche per i corsi seguiti nel 2013, anno precedente la istituzione dell’obbligo formativo. Ma per tutte le centinaia di corsi seguiti e certificati da migliaia di professionisti nel 2013, che non siano stati organizzati espressamente dagli Ordini Professionali o dai Consigli Nazionali , non vengono riconosciuti dagli ordini crediti formativi. Gli Ordini sembra vogliano gestire questa formazione in regime di monopolio.
Attenzione, però. Una recente sentenza della Corte di Giustizia Europea afferma che, secondo il diritto dell’Unione, un ordine professionale non può imporre ai propri membri un sistema di formazione obbligatoria che elimina parzialmente la concorrenza e stabilisce condizioni discriminatorie a danno dei suoi concorrenti. Sapete che gli ingegneri hanno la ossessione dei numeri. Proviamo a fare assieme un po’ di conti. Su un caso emblematico e paradigmatico.
Quello dell’ordine degli Ingegneri di Roma, che ha circa 22.000 iscritti. I quali, entro il 2014 devono conseguire 30 crediti formativi. Ove non potessero farlo in altro modo che con corsi di formazione gestiti dallo stesso Ordine, quest’ultimo si troverebbe nella condizione di impartire almeno 30 x 22.000 = 66.000 ore di formazione. Divise per 4 ore al giorno (si immagina che per almeno mezza giornata il professionista si debba dedicare alla produzione del proprio reddito), fa 16.500 giornate di formazione. Che vedo davvero problematiche da organizzare, esclusivamente da parte dell’Ordine di Roma. Come è peraltro testimoniato dal fatto che i posti messi a disposizione dall’Ordine per tali corsi sono regolarmente tutti esauriti nel giro di pochi secondi da quando il link di prenotazione online appare sul sito web.
Inarsind Roma auspica quindi che vengano rapidamente ristabiliti i ruoli formativi da parte delle tante e blasonate Associazioni Culturali ed Associazioni di Categoria, che possano affiancare gli Ordini , collaborando attivamente con gli stessi, per fornire e moltiplicare occasioni multiple e di facile accesso di formazione continua agli Architetti ed agli ingegneri. Spaziando tra le moltissime specializzazioni e materie che i professionisti stessi si trovano ad affrontare nella loro attività".

Scritto da: Ing. Catello Masullo - Vice presidente InarSind Roma