ALLARME QUALITA’ DELLE PRESTAZIONI TECNICHE, INCOLUMITA’ GENERALE ED INCREMENTI DEI COSTI DELLE OPERE: in Italia abbiamo 230.000 ingegneri e 140.000 architetti iscritti agli Ordini professionali, di cui complessivamente 160.000 circa sono liberi professionisti (12.000 circa nella sola Provincia di Roma). Di questi circa 40.000 sono “P. IVA monocliente” (leggi “lavoratori subordinati” mascherati da liberi professionisti).
Negli ultimi anni (ed in particolare, a partire dal 2008) la categoria degli ingegneri ed architetti liberi professionisti è soggetta ad un importante calo di reddito e volume di affari. Per contro si registra un aumento continuo del numero di iscritti ad Inarcassa (la cassa di previdenza per ingegneri ed architetti liberi professionisti), con conseguente aumento del numero di “liberi professionisti”. Il quadro si fa più preoccupante per il genere femminile che, in qualunque fascia di età, risulta avere un reddito pari a circa il 50% di quello dei colleghi maschi (probabilmente anche perché la libera professione gode di flessibilità, caratteristica necessaria per prendersi cura del focolare domestico, ruolo spesso affidato alla donna).
Pochi sono gli under 30, sintomo di una laurea che non consente l’accesso immediato al mondo del lavoro e delle estreme condizioni di precariato in cui imperversano i giovani. I redditi risultano molto bassi fino ai 45 anni circa. Architetti ed ingegneri tendono a costituire studi individuali e raramente hanno dipendenti. Più spesso ci si avvale di collaboratori. Tutti questi dati non fanno che confermare il forte momento di difficoltà per la categoria, come più volte denunciato da questo Sindacato. Pur consapevoli di essere immersi in uno stato di crisi globale, siamo convinti che una delle principali cause di recessione della professione di ingegneri e architetti libero professionisti è la brutale abolizione delle tariffe professionali. Abolizione che, oltre a danneggiare la categoria, comporta anche un pericoloso allarme sociale: l’abbassamento generale della qualità delle prestazioni intellettuali del professionista, gli aumenti dei rischi per la incolumità generale (è forse utile ricordare che dalle prestazioni tecniche dipende la staticità e la sicurezza di edifici, ponti, frane, ecc. ) e, spesso, il conseguente lievitare dei costi delle opere. In una competizione selvaggia, che caratterizza oramai il mercato dei servizi di architettura ed ingegneria in Italia, soprattutto in tempo di ristrettezze e scarse possibilità di lavoro, si è di fatto obbligati a rincorrere la spirale di ribassi sempre più feroci dei compensi per le proprie prestazioni. Ne consegue che, per sbarcare il lunario e mantenere la famiglia, si debba aumentare il numero di commesse (ammesso che ce ne siano) , dedicando, necessariamente, meno tempo del desiderato a ciascuna di essa.
Questa aberrante situazione ha generato una copiosa casistica, specie nella Provincia di Roma, di colleghi che offrono prestazioni gratuite o quasi (o con ribassi sbalorditivi) per potersi accaparrare commesse, ma anche, incredibilmente, di Amministrazioni Pubbliche che pubblicano bandi di gara per servizi di Ingegneria ed Architettura a compenso nullo (vedi ad esempio Comune di Manziana in provincia di Roma). La conseguenza è che finisce per lavorare di più chi non ha a cuore la qualità della prestazione, a scapito dei professionisti più coscienziosi.
Ad aggravare un panorama così tanto cupo, incombono sulla categoria oneri di ogni tipo. Dall’assicurazione professionale obbligatoria (giusta per carità, perché a tutela del professionista stesso oltre che della committenza!) alla formazione continua (sacrosanta, ma spesso molto costosa e che, se non onorata, anche se per motivi economici, non permette al professionista di svolgere attività). Ricordiamo che, ad oggi, le spese di formazione professionale sono deducibili solo al 50%. Denunciamo con forza questa anomalia: architetti ed ingegneri sono tra i pochi lavoratori obbligati a effettuare spese, indispensabili alla propria attività, che non possono essere interamente dedotte dal reddito.
Se pensiamo poi al ritardo dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni, anche se il tecnico ha emesso già fattura, comprendiamo come il settore edile, un pilastro fondamentale per lo sviluppo del nostro paese, sia fortemente penalizzato. A tale proposito denunciamo, infine, un’altra grave anomalia: mentre per le fatture emesse nei confronti di Enti Pubblici l’IVA è in sospensione, non lo è invece il contributo integrativo dovuto per legge ad Inarcassa. Il che si traduce, spesso, in gravose anticipazioni da parte dei professionisti anche a tale riguardo. Trattandosi di una imposta ripetibile, con le connotazioni di “partita di giro”, chiediamo con forza che anche il contributo ad Inarcassa possa essere versato solo ad incassi avvenuti.
In conclusione, Inarsind Roma , nel ribadire fortemente l’alto valore sociale della professione di ingegneri ed architetti, da cui dipende la qualità della vita e la sicurezza della collettività, ma anche lo sviluppo e la crescita del nostro Paese, chiede a gran voce:
1. La definizione di chiare modalità di svolgimento dell’incarico (contenuti minimi, criteri di qualità, impegno in termini di tempo e risorse, ecc…), all’interno del bando posto a gara per l’affidamento incarichi, in modo da scoraggiare i professionisti ad offrire la propria prestazione professionale con ribassi anomali;
2. Completa detraibilità dei costi sostenuti dai professionisti per l’assicurazione professionale e per la formazione continua;
3. Tempi certi per il pagamento delle parcelle ai professionisti;
4. Oltre alla sospensione del pagamento “IVA”, chiediamo che il contributo ad Inarcassa sia versato solo in seguito all’incasso della fattura.
Il Presidente
Massimiliano Rossetti